La mente vuota
Quando si lavora sul corpo avere una mente piena di preconcetti teorici è spesso controproducente. Un simile atteggiamento mentale, infatti, può distogliere colui che applica un trattamento dalla percezione immediata delle condizioni della persona che lo riceve. Si tratta in altre parole di affidarsi alla propria sensibilità con un atteggiamento che in giapponese si chiama Mushin o “mente vuota”. In fondo si tratta di recuperare la dimensione dell’innocenza che ha il principiante: costui è “vuoto” di ogni nozione teorico-pratica.
La “mentalità da principiante” è spesso invocata dai grandi maestri dello Shiatsu, tra cui ad esempio Ohashi che, non a caso, è anche un esperto di Aikido, arte marziale nipponica in cui la ricerca del corretto uso dell’energia (ki) è portata ai massimi livelli.
In tutte le arti marziali giapponesi la pratica delle forme (kata) ha come scopo ultimo, oltre a tramandare la forma tecnica, quello di raggiungere lo stato del Mushin in cui l’azione sgorga spontanea e, per questo è massimamente efficace.
Una pratica duratura nel tempo dei kata fa sì che la tensione emotiva si plachi e si ottenga così una perfetta coordinazione tra pensiero e azione: la mente, in ultima istanza, si fonde con il corpo.
Questo, a mio avviso, per noi praticanti delle “tecniche corporee” orientali è un obiettivo di fondamentale importanza che, per essere conseguito, necessita di una dedizione costante alle nostre forme tecniche. Una corretta pratica dovrebbe essere senza desiderio di ricompensa, senza l’idea di fare bella figura o la voglia di esibirsi per impressionare qualcuno. Bisognerebbe vivere il trattamento semplicemente, nel qui ed ora senza nulla che ci distolga dall’azione. “Io sono lo shiatsu” dice Ohashi e si paragona ad un pilota che durante una corsa non pensa a quando gira il volante o cambia marcia: egli semplicemente agisce, in altre parole è un tutt’uno con ciò che fa in quel momento.
Penso che tutti i praticanti dovrebbero cercare di essere l’azione che fanno con costanza ed infinita pazienza. Il lavoro da fare è immane, però il traguardo è veramente importante: un salto di qualità nella pratica della nostra Arte, un lento avvicinarsi alla sua essenza.
Fabio Ronci